Abbiamo bisogno di una sinistra unitaria ma “non omologata “

Intervento al Cpn 11 Aprile

Il risultato elettorale ci consegna un paese egemonizzato ( in larga parte) dalla destra, un governo più forte, con connotazioni reazionarie, di indubbia pericolosità sul piano sociale e democratico.

Esiste , quindi,  un’emergenza sociale e democratica, ma questa constatazione non giustifica le conclusioni che alcuni compagni traggono.

Sono gli stessi compagni che enfatizzano oltremodo l’effetto “voto utile” nel caso della Campani e della Lombardia, dando una interpretazione riduttiva del nostro voto, che non tiene conto del problema principale: la debolezza del nostro profilo come Federazione.

Questi compagni giungono, quindi,  a proporre quella che (al de là dei toni) è una modifica sostanziale della linea politica e cioè la riproposizione di un approccio “frontista” che a me pare conduca, di fatto ,alla ricostruzione di un accordo organico col PD

Perché non mi convince questa rettifica di linea?

Per una ragione sostanziale: la natura del successo delle destre che non è legato alle divisioni a sinistra (come dimostrano gli stessi esiti delle elezioni),  ma all’evidentissimo deficit di opposizione.

Nasce da qui l’esigenza di una sinistra autonoma.  La semplice propensione unitaria non basta, occorre incalzare il PD e riconnettere le lotte sociali in una mobilitazione unitaria.

Per questo occorre una soggettività in grado di promuovere anche autonomamente i conflitti e in grado anche di reggere una presentazione elettorale autonoma,  dove si renda  necessario.

Sintetizzando: abbiamo bisogno di una sinistra unitaria ma “non omologata “.

Ma come costruirla? E vengo alle proposte del compagno Ferrero:

1)      Quale iniziativa di massa. Condivido la necessità di un’offensiva unitaria rivolta alle forze dell’opposizione e concordo anche con le proposte avanzate nella relazione introduttiva, dai referendum all’accordo elettorale per battere Berlusconi. Il problema, tuttavia, è che è necessario al tempo stesso un profilo che ci caratterizzi.

A me pare vi siano almeno due questioni decisive.

L’una: e la centralità della questione del  lavoro rispetto alla quale dobbiamo concentrare la nostra iniziativa sul contrasto ai processi di subordinazione e flessibilizzazione del lavoro che la crisi accentua  ( art 18/ intervento pubblico nelle imprese in crisi/ precarietà.

L’altra: è la questione democratica,  rispetto alla quale il problema fondamentale non è la difesa generica della Costituzione, ma la sua difesa “integrale”.

2)      Il secondo nodo è quello della costruzione di un polo della sinistra alternativa. Siamo “apparentemente” tutti d’accordo, ma un punto va chiarito. La questione decisiva torna ad essere quello dell’autonomia dal PD e questo, in particolare, relativamente alle scelte elettorali.

L’offensiva unitaria con SEL su questo si infrange,  come dimostrano i casi della  Campania e della Lombardia. La disponibilità ad accordi con noi da parte di SEL può esserci laddove si è in alleanza con il PD,  ma nel caso in cui  si scegliesse una  collocazione autonoma, questo non è garantito.

Il problema, quindi , non si risolve solo nell’offensiva unitaria,  ma nella capacità,  con l’iniziativa,  di aprire  positive contraddizione in questa e in altre forze della sinistra . Il caso Marche ci dice questo e ci dice anche del rilievo che assume la dimensione territoriale della nostra iniziativa.

3)      Il terzo nodo riguarda la Federazione.

Io non credo si possa porre il problema in termini esclusivamente organizzativi come ho sentito in alcuni interventi, risolvendo il problema con l’accelerazione del  congresso.

I compagni che sottolineano la negatività del risultato elettorale (molto spesso enfatizzandolo  e dimostrando stupore per risultati largamente previsti) e che nello stesso tempo chiedono l’accelerazione del processo di unificazione organizzativa, non tengono conto di un dato fondamentale: che il risultato elettorale riflette, in primo luogo, il deficit di profilo politico della Federazione. Pensare di risolvere i problemi con la “blindatura” del contenitore è illusorio. Guardiamo in faccia la realtà: non esiste oggi una proposta comune su modalità e tempi di gestione del congresso.

Inoltre, il dibattito che si è aperto  dopo il voto nella Federazione rimette in  discussione l’impianto politico che avevamo dato per scontato,  con un’offensiva esplicita tesa a collocare la Federazione nel centro sinistra, per arrivare alla prospettazzione di un accordo organico di governo con il centro sinistra.

Con queste premesse il congresso  oggi aprirebbe lacerazioni,  anziché favorire una sintesi unitaria, e potrebbe condurre ad una modifica di linea che, a questo punto, configgerebbe  con le posizioni assunte dal nostro partito.

Chi chiede l’accelerazione se ne è reso conto? Io credo che sia giusto stabilizzare da subito la Federazione dando certezze ai compagni, ma senza forzature politiciste.

Possiamo  fare cose impegnative e utili da  subito:

Istituire i coordinamenti previsti, darci le soluzioni  organizzative necessarie e, al tempo stesso, definire un programma di iniziativa non solo generale, ma anche articolato territorialmente.

Fughe in avanti sono , invece, del tutto fuori luogo.

4)      Qualche accenno sul Partito.  Tutta la nostra iniziativa e il nostro progetto poggiano su una premessa: la tenuta di Rifondazione Comunista. La campagna elettorale ce l’ha dimostrato. Io sono preoccupato  per le evidenti debolezze della nostra organizzazione, dal tesseramento, all’autofinanziamento, alla condizione finanziaria di Liberazione, rispetto alla quale lasciatemi dire: il processo di ristrutturazione fino ad ora condotto è stato eccezionale, il problema  si sposta oggi sul Partito e sul suo impegno per garantire concretamente il rilancio del nostro giornale.

Il fatto è che, fino ad ora, non ci siamo posti  adeguatamente il problema  di definire un vero  “progetto di rilancio” del Partito. Tale  progetto non è solo organizzativo, ma richiede anche il rilancio della sua identità e quindi una ricerca e una capacità di proposta sul tema della “rifondazione comunista”. E’ questa la condizione essenziale per rimotivare i nostri compagni.

5 commenti

  1. Porto solamente un’elemento, con un pò di disagio io questa volta ho scelto di votare la lista Grillo per la Regione E.Romagna. Non mi interessa un partito che sostiene una forza come il PD, candidandosi a rappresentare cosa?????
    e per di più in una regione dove questo partito (il PD) rappresenta da decenni le clientele locali più squallide.
    E non mi si dica che Grillo è una follia, già lo so…
    Sul piano elettorale (mi limito a parlare di questo aspetto) ci hanno messi in uno stadio con 2 squadre in campo pressochè identiche.
    Sarò semplicistico, ma la mia risposta è che io voto per il raccattapalle.
    Non sono pessimista, oggi l’obiettivo auspicabile a livello elettorale è avere un raccattapalle comunista, altro che pippe!!! la partita (tagli a sanità, scuola, trasporti, pensioni.. precariato, licenziamenti etc.) la giochino senza i nostri assist..!

    • Caro Gianni,

      comprendo la tua amarezza, anche se la penso diversamente da te, o per meglio dire, la penso in modo “parzialmente” diverso da te. Sul piano specifico io non credo che i Grillini costituiscano una alternativa. Non perchè ritenga che tutto ciò che si muove fuori dai partiti debba per forza essere negativo, ma per le caratteristiche specifiche di quel movimento, che a me pare , pur con alcune posizioni anche positive che sostiene, resta molto caratterizzato dal qualunquismo e dalla fortissima personalizzazione. Questi tratti, in realtà, non sono molto diversi da fenomeni presenti anche a destra, come nel caso della Lega. Circa l’accordo in Emilia Romagna a cui ha aderito anche il PRC, devo dire in tutta onestà che il programma sottoscritto è obiettivamente positivo, molto migliore di altri accordi fatti con il centro-sinistra. Naturalmente altri possono pensarla diversamente, ma questa mia opinione deriva dal confronto con le altre esperienze.Ciò premesso, comprendo il tuo disagio di fronte all’assenza di una alternativa al PD. Il problema ha una valenza generale e si trasferisce poi nei livelli locali al momento del voto.
      Io credo, ad esempio, che laddove sia possibile, sarebbe molto positiva la presentazionme autonoma di una sinistra di alternativa. Nelle scorse elezioni regionali l’abbiamo sperimentata nelle Marche e ha dato esiti positivi. La costruzione di questo polo che si confronti autonomamente con le forze del centro-sinistra e che sia in grado di presentarsi anche da solo alle elezioni, è l’obiettivo che dobbiamo assumere. Non è un processo facile – lo dobbiamo sapere – perchè a sinistra non vi sono molti interlocutori , ma vi è comunque una sinistra più ampia, anche sociale, disponibile. Sta a noi lavorarci.

      Ginluigi Pegolo

  2. compagno Pegolo,
    come si fa a parlare di partito forte se poi dal centro vengono sistematicamente disattese quelle che sono le indicazioni che vengono dai circoli. Ad esempio ci è stata imposta una federazione virtuale che è servita solo a dare qualche piccola poltroncina a qualche verde o comunista italiano perché di voti non ne hanno proprio portati. Parlo di circoli riferendomi ai pochi che sono aperti e funzionanti ma annaspano in cerca di finanziamento per sopravvivere. I compagni che danno una qualche attività sono rimasti pochi ed ho notato che anche questi pochi si dividono tra coloro lavorano per il partito tutto (cita ad esempio un tentativo che si farà per la diffusione di Liberazione) e coloro che invece si prodigano perché prevalga questa o quella corrente di pensiero. Penso alla diffusione dell'”Ernesto” piuttosto che di “Falce e Martello” e/o altri che no sto a citare. In un partito forte ciò sarebbe una ricchezza ma in un partito come il nostro, dove si è dispersa una massa critica sufficiente per qualsiasi attività, diventa devastante.
    Il mondo attorno a noi è cambiato e noi diamo una lettura degli avvenimenti che appartiene al passato. Per la diffusione straordinaria di “Liberazione” quanti compagni si renderanno disponibili non essendo impegnati in partite di tennis o sui “green” della Versilia o in gite fuori porta? Spero che qualcuno si faccia vivo. Non ti sembri eccessivo visto che gli “operai”, specie al nord, o non votano o se lo fanno scendono dai tetti delle fabbriche a turno per recarsi a votare lega. Abbiamo il paese che ci meritiamo ma alcuni tra noi vanno in direzione contraria con ostinazione. Buona fortuna a tutti noi!
    Saluti
    Beniamino

    • Caro Beniamino,

      innanzitutto, mi scuso per non essere riuscito a risponderti prima. Cerco di rimediare ora.
      i problemi che tu poni sono estremamente concreti. Provo ad elencarli: scarso coinvolgimento della base e scarsa democrazia, una strutturazioje per correnti che comporta il disimpegno dalle attività del partito. E’ tutto vero e potrei aggiungere anche altro, come lo scarso impegno nella costruzione del partito, nella formazione dei militanti, nella promozione dell’iniziativa sociale, nel tesseramento e nel sostegno a Liberazione ( ma su questo ti sei soffermato anche tu). Perchè avviene? Io ho alcune opinioni a tale proposito. In primo luogo, è certamente vero che l’indebolimento del partito ha reso più difficile il suo consolidamento organizzativo e la sua iniziativa politica. La situazione è ancora più critica se si considera che tale indebolimento si produce in un corpo politico in cui anche in passatro non vi è stato un impegno adeguato al rafforzamento delle strutture di base e alla costruzione di una struttura organizzata efficiente. Tuttavia, penso che non ci si possa limitare a queste constatazionei. Esistono anche limiti soggettivi recenti. Ne elenco due. Il primo è, in contrasto con la linea assunta a Chianciano, l’abbandono del rafforzamento del partito per impegnarsi (quasi esclusivamente) nella costruzione di una Federazione che è rimasta sempre molto evanescente. Quando si fanno scelte di questo tipo il danno maggiore non sta solo nello scarso impegno rivolto al rafforzamento del partito, quanto nel messaggio implicito che si lancia ai militanti. Se il partito non è al centro del tuo progetto, ma altri sono i soggetti a cui si punta come si può poi chiedere impegno o motivare gli iscritti? Il secondo limite riguarda la deriva provocata dal meccanismo correntista. Qui però bisogna essere molto precisi per evitare di finire nei luoghi comuni. L’aspetto più negativo dell’attuale situazione non sta nell’esistenza di aree politico/culturali con punti di vista diversi. A ben vedere, sempre nei partiti ( sia centralizzati che non) tali aree sono esistite. Esse sono il frutto di una normale dialettica politica e a me pare che
      esse possano svolgere una funzione positiva. La degenerazione sta, piuttosto, nella loro trasformazione ( soprattutto recente) in lobby di potere, dove l’obiettivo fondamentale diventa quello di spartirsi posti e ruoli e dove la stessa iniziativa politica è finalizzata a questo. Questo è il vero motrivo per cui ci si disimpegna dall’attività del partito o perchè si finisce nell’opportunismo politico e nel piccolo cabotaggio tattico, pratiche finalizzate appunto alla preservazione del potere, anzichè all’impegno “sano” in una battaglia di idee.

  3. compagno pegalo sono un ragazzo della valle di susa..la valle è sempre stata rossa dalla seconda guerra mondiale in poi..ma l’accordo elettorale sancito con la bresso ha fatto votare la valle il movimento 5 stelle almeno non appoggiava la bresso…io personalmente ho votato con difficoltà la federazione della sinistra ma non ho potuto votare la bresso si tav(anche più di cota)…sicuramente se in piemonte rifondazione comunista si candidava da sola senza andare con il PD avrebbe preso molti più voti e non solo a torino e provincia ma in tutto il piemonte(spero che alle comunali di torino si facciano alleanze serie costruendo un blocco di sinistra alternativo)..per quanto riguarda la federazione secondo me il problema essenziale è quello che manca un programma concreto e che entri nei particolari…adesso come adesso il programma è molto vago..e poi sicuramente è da colmare il vuoto che si è venuto a creare con la propria base…perchè la forza di un partito sta nella base..a me sinceramente pare insensato questa ostinazione di cercare in sinistra e libertà la formazione con la quale formare un polo autonomo dal PD…bisogna guarare a forze come sinistra critica, rete dei comunisti, il partito comunista dei lavoratori…molti giovani compagno che conosco vogliono questo…unità dei comunisti e degli anticapitalisti e ambientalisti in modo da formare una vera alternativa al PD..perchè per noi giovani simpatizzanti è importante avere come punto di riferimento un partito comunista che stia in mezzo alla gente e non nei salotti chiusi della politica..e per favore per il futuro evitiamo di fare accordi programmatici con il PD in quanto in passato e non molto lontano ha segnato la fine dei comunisti….sia chiaro io voterò comunista fino alla morte..però vorrei votare per una vera alternativa a questo paese e non per compromessi per accaparrarsi qualche poltrona….ciao compagno…saluti comunisti saluti no tav dalla valle di susa che è pronta a rivotare la federazione se si costruisce una alternativa concreta…


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